Solitamente la logica vorrebbe che, per incentivare il lavoratore e la produzione, oltre che premiare l’impegno, arrivino i bonus a testimonianza di una sorta di gratitudine per la fiducia e la volontà messi nel lavoro. E’ pur vero che la sola volontà non basta se si sta attraversando un periodo di crisi nera come quello che ormai da oltre 5 anni caratterizza l’economia internazionale. Un singolo elemento o un singolo gruppo non possono certo fa fronte agli eventi mondiali e correggerli, ma difendere il fortino o quantomeno arginare il pericolo resta un’opzione che può essere accettata.
Evidentemente non per tutti è così. Ad Unicredit, invece, la ruota gira diversamente. Infatti proprio in casa Unicredit si è verificata una scena paradossale, ma forse non rara: mentre gli impiegati o comunque gran parte delle fasce basse hanno dovuto fare i conti con la crisi e con i licenziamenti, e quelli rimasti hanno dovuto combattere contro risultati sempre più miserevoli, tutto a discapito dei bonus produzione, i managers hanno visto aumentare il peso della loro busta paga arrivando addirittura, da soli, ad asciugare la somma messa in cassaforte per l’evento.
Una capacità estremamente notevole di leadership che risalta ancora di più visto che da questo risultato sono stati tagliati fuori le forze operative. Ma per molti arriva più di una domanda: non sarebbe meglio se i vertici, anche come gesto di pacificazione in tempi di pericolose tensioni sociali facessero un passo indietro e accettassero, se non proprio il taglio, almeno la decurtazione dei propri bonus? E in effetti, per quanto assurdo possa essere, sembra che alcuni di loro, e tra questi l’amministratore delegato Ghizzoni, stiano pensando a uun gesto di buona volontà.